Simbolo di “salentinità” ed emblema di semplicità e gusto, è la “friseddha” (frisa) pugliese, un prodotto da forno ormai conosciuto in tutto il mondo, che affonda le sue radici nel passato.
Semplicissima da preparare e da gustare in svariati modi, la frisa deriva dall’impasto di grano duro o di orzo, secondo le ricette di un tempo, con acqua, sale e lievito naturale e, una volta arrotolata a ciambella, cotta ad elevate temperature in forni a legna.
Nell’antichità era un piatto tipico contadino, semplicemente condita con pomodoro olio e origano.
In passato si usava bagnare le friselle in acqua di mare per poi condirle. Infatti, era un ottimo pasto da viaggio dei pescatori, detto “il pane dei pescatori” e, la forma a ciambella, non a caso, era stata studiata per facilitare il trasporto infilate in una corda, e poi appese. Alcune fonti storiche menzionano la frisa anche come “pane dei Crociati” in quanto cibo più consumato dalle truppe cristiane che salpavano dai porti pugliesi alla volta della Terra Santa. Veniva conservato per lunghi periodi nelle stive in previsione del lungo viaggio.
Preparazione:
Una volta immersa in acqua per poichi munuti, la frisa la si può condire secondo i propri gusti e la propria fantasia. La base della frisa tradizionale è con pomodoro fresco e maturo, olio d'oliva e sale. Si possono poi aggiungere origano, basilico, capperi, olive o altro, o degli affettati, verdure sott’olio grigliate, verdure fresche grigliate, o formaggi freschi come il primo sale.
Oggi la "frisa" è diventato un piatto prelibato, sano e nutriente da consumare sia a pranzo che a cena, e da gustare in particolar modo d’estate sulla spiaggia. E' veloce da preparare ed anche economico, da molti ritenuto una valida alternativa al pane.
Ormai è conosciuta ovunque, e i turisti in vacanza nel Salento ordinano per pranzo la classicissima frisa, “inno dell’estate”.
Buon appetito!
Evelina Giordano
Giornalista/Pubblicista n.13138/2009
Cell. 328 6155042
Blog “Ovunque Puglia”