Viviamo in gran parte su quello che ci è stato trasmesso da coloro che ci hanno preceduto. La tradizione è un insieme di scritti, di idee, di invenzioni, di abitudini alle quali ci riferiamo ancora oggi e che rappresentano l’eredità del passato. (Jean d’Ormesson)
Tra i Borghi d'Italia, un piccolo comune dalle antiche tradizioni contadine che l'hanno reso molto particolare, si annovera Pietragalla in provincia di Potenza, in Basilicata, sul versante sinistro del torrente Cancellara, a 81 Km da Matera e 32 da Potenza. E’ il paese dei fantastici “Palmenti”, in dialetto locale definite “rutte”, cantine-grotta scavate nella roccia, utilizzate ancora oggi per la conservazione del vino.
Tali caratteristici antri sono raggiungibili percorrendo le strade e i vicoli del borgo medioevale, costruito su un breve ripiano terrazzato, a 839 m s.l.m. Il primo impatto è quello di uno strano villaggio, con le casette di pietra disposte su più livelli, quasi tutte con la porta d’entrata di legno e un’unica piccola finestra, senza vetri, posta sopra l’architrave. Una realtà che, in gran parte, vive ancora oggi da ciò che le è stato trasmesso, di tradizioni e di abitudini che rappresentano l’eredità del passato.
Qui si fa davvero un tuffo in un mondo fantastico, in stile trilogia de “Il Signore degli Anelli”, con le “case degli Hobbit”, che ci riportano alla straordinaria civiltà contadina di una epoca ormai lontana. Il nome del paese sembra sia derivato da "pietra gialla" riferita al colore del tufo il materiale usato, per la maggior parte, nella costruzione delle case. Vicoletti e archi si inerpicano fino al punto più alto del borgo medioevale, e consentono di scoprirne gli angoli più caratteristici, dall’immenso valore storico artistico e culturale. Di Pietragalla si parla per la prima volta nel 1118 e, secondo alcune fonti, la fondazione del paese coinciderebbe con il X secolo e avrebbe subito fortemente l’influsso della presenza francese, riscontrata anche nell’uso dell’attuale dialetto, oltre che nelle tradizioni e nei costumi.
Passeggiando per il borgo antico, il punto più alto è dominato dall’imponente campanile della Chiesa Madre, dedicata a San Nicola di Bari, in stile barocco costruita nel 1200 e consacrata nel 1654, e dal Castello, l’attuale Palazzo Ducale di imponenti dimensioni e complessità architettonica.
Restaurato nel XVII secolo, è conosciuto anche come Palazzo Pipponzi, oggi di proprietà degli eredi della nobile famiglia, che hanno reso il luogo fruibile per l’organizzazione di eventi, visite ed ospitalità. Il Palazzo vanta una storia particolare perché è legato al brigantaggio e ad un evento storico legato a due giornate di battaglia dei cittadini pietragallesi contro i briganti.”La storia narra di una colonna di circa 400 briganti, capitanati da Carmine Crocco, che invadendo i vicoli di Pietragalla, costrinsero parte della popolazione a rifugiarsi nel palazzo. Gli abitanti, però, resistettero tenacemente costringendo i briganti a ritirarsi.” Sulla facciata principale del palazzo si può ancora notare la lapide posta a testimoniare l’evento. Camminando tra le stradine strette si incrociano casette particolari, vicoli caratteristici, cortili, angoli nascosti con panorami suggestivi.
Da visitare assolutamente è anche la Casa Museo della Civiltà Contadina, testimone e custode di attrezzi di epoche antiche. Particolarità del Comune di Pietragalla sono le strutture ipogee, che hanno origine nella prima metà del XIX secolo, denominate “Palmenti”. In realtà si tratta di vecchie grotte dove, dal XIX secolo fino agli anni ‘60, si faceva fermentare l’uva per produrre il vino.
Si presentano con all’interno due o tre vasche dove veniva versata l’uva, poi pigiata a piedi nudi. Al di sopra dell’ingresso di ogni Palmento è visibile ancora una feritoia che consentiva la fuoriuscita dell’anidride carbonica che si generava all’atto della pigiatura. Il vino spillato, dopo la fermentazione, veniva depositato in botti di legno di fattura artigianale e conservato nelle caratteristiche cantine ubicate nel centro storico.
I “Palmenti” considerati simbolo identificativo del Paese, in gran parte sono stati ristrutturati e recuperati, per non dimenticare le tradizioni e tramandarle alle nuove generazioni. Sono utilizzati anche come location per la realizzazione di spettacoli suggestivi come “Le Ballate nei Palmenti”, o per ammirare i fuochi d'artificio sparati in onore di San Teodosio (patrono del paese), della “Madonn d mezz Aust” (15 agosto) e di San Rocco (16 agosto). Il circondario di Pietragalla è ricco di boschi e scorci che restituiscono un panorama certamente tra i più suggestivi della Basilicata.
Per chi ricerca una meta tranquilla immersa nella natura, di particolare impatto è il Bosco Grande di Pietragalla, la cui folta vegetazione consiste soprattutto in cerro, roverella e farnetto. Per chi non va alla ricerca di sapori sofisticati ma decisi e autentici, a Pietragalla può deliziare il palato con quello che da queste parti è definito “migliatieddo”. Si tratta di un involtino composto dalle frattaglie di agnello cucinato e condito secondo ricette tradizionali che conferiscono a questo piatto un gusto inimitabile. Sfizioso e ottimo è poi il calzone di cipolla, un must nella gastronomia pietragallese. Molto diffusa è poi la preparazione di pasta condita con la mollica del pane, in dialetto nota come “maccaron c’ la mddea”.